LA FANTASMIZZAZIONE DEL MONDO
di G.Bettenini
da "La conversazione audiovisiva" ed.Bompiani
Accanto alla proposta evasiva, il cinema ha sempre sviluppato (e talvolta privilegiato) una contemporanea proposta di esplorazione del mondo, unita a una serie di istruzioni per percorrerlo e per attraversarlo. Questo modello, come già abbiamo rilevato in altre occasioni, implicava l’idea di una nuova festività sociale, di un consenso collettivo nell’eccezionalità che frantumava la prassi del quotidiano, di un rito iniziatorio a un immaginario di massa, socialmente legittimato e alla portata di tutti.(...)
Questo modello di cinema, al quale si è rifatto
anche l’esercizio televisivo per alcuni anni, nei casi in cui l'emittente
avesse caratteristiche di unicità o almeno di forte delega sociale, ha
comportato la nozione di unità non solo nel soggetto enunciatore, ma anche
nella massa della fruizione e nel sapere che veniva scambiato: un’unità
costruita e imposta forzosamente, frutto di emarginazioni e quasi sempre di scelte ideologiche, non inscrivibile in alcun tipo di antropologia integrale, ma
attribuibile alle Opzioni di un potere strutturato
La
memoria personale del consumatore aveva la possibilità di interagire con la
memoria collettiva dell’immaginario, una possibilità offerta proprio dalla
struttura di un testo e dalla ritualità comunicativa che ne derivava.
Ora, le innovazioni tecnologiche, la polverizzazione degli apparati produttori e distributori, l’aumento continuo e la sovrapposizione operativa delle fonti di emittenza hanno frantumato quel circuito unitario e unificante di sapere che aveva contraddistinto il cinema la televisione delle origini. Si può dire che la divisione del soggetto e la divisione del sapere, tanto teorizzate a livello antropologico o filosofico e tanto praticate nella vita culturale contemporanea abbiano trovato nel comportamento dei media elettronici un’evidente, concreta e disperante verifica.(...)
La nuova situazione del consumo audiovisivo ha invece sostituito la nozione di immaginario con quella di una pura e semplice registrazione di accadimenti, di un accumulo ipertroficamente progressivo di notizie e di dati, tutti equivalenti, tutti omogeneizzati dalla quantità e dall’inserimento in un flusso temporale continuo e inarrestabile. Il corpo-sapere del soggetto dell’enunciazione è esploso o meglio, ha assunto l’informe aspetto di una trascrizione universale, di una registrazione continua di fenomeni e di eventi, di una moltiplicazione speculare. Il saper-essere si riduce ad un accumulo non razionalizzabile di dati; il saper-fare, allora, si trasforma in un gioco, spesso pigro e passivo, con simulacri privi di senso.(...)
Quando scompaiono i corpi e la realtà, la conoscenza si
trasforma in gioco
gratuito. I fantasmi non fanno che giocare, ma non rispettano un orario di
ludica autonomia. La fantasmatizzazione del mondo sta invece invadendo tutte le
ore della giornata, comprese quelle del lavoro e del sonno.
Ma forse, paradossalmente, è giusto così: il lavoro
implica la fatica e il logoramento del corpo, oltre che dello spirito; il sonno
restaura l’efficienza di entrambi. La scomparsa del corpo dovrebbe allora
cancellare fatica fisica e riposo, lavoro e sonno. Oppure, dovrebbe trasformare
la vita dell’accanito consumatore di audiovisivi in un continuo e
deresponsabilizzato lavoro onirico.